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Perché la filosofia nasce proprio a Mileto?
Il nome della città di Mileto è strettamente legato alla nascita della filosofia, dato che la città ha dato i natali ai primi «filosofi» di cui conosciamo il nome o almeno che la tradizione successiva considera tali (Talete, Anassimandro e Anassimene). Ma come mai questo evento si è verificato proprio qui?
A prima vista la questa città non sembra avere nessun titolo per giustificare un onore così grande, dato che è ben presto sparita dalla grande storia e il suo nome non può certo rivaleggiare con quello di metropoli più celebri come Atene, Sparta o Alessandria.
Della Mileto di un tempo non rimane più nulla, se non pochi resti archeologici. Il sito si trova nell’attuale Turchia sud-occidentale, a qualche chilometro dal mare, ed è stato riportato alla luce solo a partire dal 1900 grazie agli sforzi dell’archeologo tedesco Theodor Wiegand.
Questo territorio (abitato già nella preistoria) era noto almeno sin dai tempi di Omero col nome di Caria. Attorno al 1000 a.C. venne conquistato da una popolazione greca di stirpe ionica provenienti da Atene.
Il racconto più famoso di questo episodio risale ad Erodoto
«Quelli partiti dal Pritaneo di Atene, che ritenevano di essere i più nobili fra gli Ioni, non portarono con sé le donne nella nuova colonia, ma si procurarono mogli in Caria, uccidendone i padri. A causa di questo delitto tali donne si imposero come regola con tanto di giuramento, e la trasmisero alle figlie, di non mangiare mai in compagnia dei mariti e di non chiamarli mai per nome; e ciò perché avevano ucciso i loro padri e mariti e figli e, dopo, se le erano sposate. Questo è quanto avvenne a Mileto».[Erodoto Storie:1.146]
In passato si è creduto di poter convalidare questo suggestivo mito fondativo con prove archeologiche, dato che negli scavi sono evidenziabili due tipologie di case ben diverse: un gruppo di edifici ovali e un altro invece squadrato. Si è quindi pensato, erroneamente, di poter identificare le case ovali con il periodo cario, più antico, e quelle quadrate con il periodo ionico e greco. In realtà una simile distinzione non regge le evidenze archeologiche.
È vero però che Mileto nel periodo arcaico (VII-VI sec. a.C.) era un fiorente centro economico.
Il suo benessere era dovuto a diversi fattori, prima di tutto l’ampiezza del territorio sotto il controllo della città: al nucleo originario rappresentato dalla penisola Milesia (circa 400 km2) bisogna aggiungere la regione montuosa dietro la penisola (altri 300 km2 circa). un’ampia porzione della vicina vallata del fiume Meandro (circa 320 km2), e infine le isole più vicine alla costa, tra cui Lero e forse Patmo e Ikaros.
Questi territori così diversi alternavano zone estremamente fertili, in cui era diffusa la coltivazione delle classiche culture mediterranee (cereali, vite e ulivo), a zone molto aride. A queste risorse della terraferma si aggiungevano quelle della pesca. Non esistevano invece miniere.
Infine, la prosperità di Mileto si basava anche almeno in parte sulla sua posizione.
L’abitato infatti sorgeva su una piccola penisola che si protendeva per un paio di chilometri nell’ampia baia in cui sfociava il fiume Meandro, in una posizione assai protetta dai venti e in grado di offrire ancoraggi sicuri. Secondo lo storico Strabone, Mileto aveva ben quattro porti, disposti sui due lati della penisola, e di questi almeno uno poteva essere «chiuso», ossia sbarrato per proteggere le navi al suo interno.
Questa felice situazione oggi non esiste più. I depositi trasportati dal fiume Meandro nel corso dei secoli hanno radicalmente trasformato il profilo della costa riempiendo progressivamente la baia, al punto che oggi i resti archeologici dell’insediamento greco si trovano a circa 8 km dal mare. Nell’epoca d’oro del suo sviluppo invece la vallata del Meandro era un’ottima via di comunicazione con l’oriente e la città di Mileto quindi rappresentava lo sbocco naturale dal flusso