Lettura commentata di Baudrillard, La società dei consumi 2

Il consumo che caratterizza la nostra epoca e la nostra società è caratterizzato da un pensiero «magico», non molto dissimile da quello dei «primitivi». Secondo questo modo di pensare, basta accumulare i «segni» della felicità, ossia quei beni materiali che normalmente sono considerati connessi in modo strutturale alla felicità, perché «miracolosamente» la felicità si realizzi in noi. Naturalmente ciò non avviene, ma questo non scalfisce il modo di ragionare «magico»: se qualcosa non è avvenuto, è perché abbiamo commesso noi qualche errore. È necessario purificarci e ritornare alla carica, fin quando, senza dubbio, i nostri desideri non si realizzeranno.
Si tratta in realtà di una idea interessante. In effetti la stragrande maggioranza degli adulti occidentali è del tutto inconsapevole delle leggi scientifiche e sociali che stanno dietro gli oggetti. Le cose per loro accadono piuttosto magicamente: schiaccio un bottone e il PC si accende; muovo un dito sullo schermo, e qualcosa accade. Capire perché accade è complicato: in realtà non è nemmeno tanto importante, visto che io devo poter usare la tecnologia per un qualche scopo che è quello che mi interessa veramente. La tecnologia dovrebbe essere qualcosa di «trasparente», qualcosa cioè che esiste ma non si vede.
Il mondo che ci siamo costruiti addosso è davvero un «mondo2», che si comporta secondo alcune meta-regole basilari che c’erano anche nel mondo1: per esempio, appunto, che tutto sommato non importa sapere esattamente perché avviene una certa cosa, basta che tu sappia quali gesti compiere per ottenere il risultato voluto. Ma questo significa che consegniamo tutto il potere nelle mani di coloro-che-sanno far funzionare le cose: prima di tutto il potere economico (possono farci pagare quello che vogliono la riparazione del nostro cellulare, per esempio) ma poi anche un potere più sottile, quello di far esistere certe possibilità tecnologiche al posto di altre, con tutte le conseguenze che ne derivano.

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