Riporto a futura memoria una parte del documento il cui originale si trova qui
Domanda: Quali sono, secondo la Vostra opinione, i nuovi bisogni emergenti nella realtà
quotidiana del ‘fare scuola’, sia dalla parte dell’insegnante che dalla parte dello
studente?
Risposta Come ci ricorda Bettelheim ,
“il bisogno più grande di un bambino, di un adolescente, di un giovane è di essere aiutato a dare senso alla propria esperienza, è un bisogno di significato.”
Questo bisogno non può dirsi nuovo, non ha tempo. Riportandolo alla funzione della scuola, crediamo di non essere gli unici a pensare che uno studente – prima di ogni altra esigenza strumentale, di ogni orientamento professionale – ha bisogno di essere aiutato a scoprire che quanto la scuola gli va proponendo ha un significato per la sua crescita, lo aiuta a costruire un suo pensiero informato e autonomo e, anche grazie a questo, un suo progetto di futuro e di vita. Ciò premesso, oggi che cosa desiderano gli studenti in Italia? Come si trovano nella scuola attuale e quale invece vorrebbero? Non mancano le ricerche al riguardo, ne citeremo una sola. L’Autorità Garante per l’Infanzia, durante il periodo critico della pandemia, ha promosso un’indagine rivolta a più di 10.000 studenti, di età compresa tra i 14 e i 18 anni chiamati ad esprimersi sulla scuola. 4 I ragazzi intervistati hanno manifestato il desiderio di una scuola molto diversa dal modello tradizionale, spesso ancora il più frequente. Non è una scuola più facile o accomodante, quella che cercano, ma una scuola che li sappia ascoltare, valorizzare, coinvolgere. Una scuola nella quale l’apprendimento si sviluppi in un costante dialogo con i docenti, superando il vecchio modo di ‘fare lezione’; dove vi sia la possibilità di riqualificare e allargare gli spazi dell’apprendimento, andando dentro la scuola oltre l’aula tradizionale e includendo anche ambienti extrascolastici (musei, biblioteche, impianti sportivi…) e spazi dedicati all’ascolto, allo scambio di opinioni, al benessere. 5 Suggeriscono di introdurre accanto a discipline obbligatorie anche la possibilità di scegliere tra diverse opzioni, manifestano un grande interesse per l’utilizzo delle tecnologie digitali nella didattica, delle lingue, da apprendere con docenti madrelingua. Vogliono una scuola sensibile ai temi dell’ambiente, integrata con il territorio, attraverso collegamenti tra istituti scolastici, associazioni, imprese. Gli studenti intervistati, soprattutto, chiedono di essere considerati come persone – con un nome e un volto – anche nel momento della valutazione, di essere visti nella loro singolarità, nelle loro diverse capacità e potenzialità, considerati anche per il loro impegno. Quanto riportato nel Rapporto conferma i risultati di numerose altre ricerche sulle attese dei giovani e sulle loro richieste alla scuola. La maggior parte dei giovani riconosce la scuola come molto importante per il proprio percorso formativo, ma è una scuola che deve rinnovarsi profondamente. Rispetto a questi bisogni ci sembra che le Indicazioni per il primo ciclo del 2012 siano particolarmente attente, mettendo in evidenza come l’azione didattica deve saper dialogare con le esigenze degli studenti. Sono molteplici i riferimenti presenti nel testo e qui ne ricordiamo uno: “Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che lo legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione di strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione.” 6 Se è forte negli studenti il bisogno di essere coinvolti, di essere responsabilizzati, di avere un ruolo da protagonista, ciò è possibile solo in una scuola accogliente e stimolante, che sappia dare fiducia, che li consideri soggetti attivi. Alla fine, dunque, forse il più grande bisogno degli studenti è avere insegnanti capaci di fare tutto questo. C’è una correlazione importante tra protagonismo dell’insegnante e protagonismo dell’alunno. Più è forte il primo, meno spazio c’è per il secondo. Ecco perché gli insegnanti che desiderano promuovere l’autonomia dei loro studenti devono adottare didattiche ispirate all’empowerment. Si tratta di una prospettiva didattica che non riguarda solo il primo ciclo, e che sarebbe importante venisse proposta in maniera più decisa, riconoscibile, anche nelle Indicazioni del secondo ciclo.
La cornice culturale delle Indicazioni del 2012 potrebbe, in questo senso, essere estesa anche alle Linee Guida e alle Indicazioni del secondo ciclo, confermando un’idea di scuola che pedagogicamente risponde al contesto culturale della società del XXI secolo e richiede una riformulazione dei tradizionali compiti assegnati ai sistemi educativi di istruzione e formazione. Il nostro suggerimento è quindi di non stravolgerla, ma di farne una premessa generale valida per tutti gli ordini e gradi di scuola. Anche il paragrafo dedicato all’ambiente di apprendimento, presente nelle Indicazioni del primo ciclo, risponde alla necessità di innovare la didattica e le sue implicazioni non riguardano solo il primo ciclo di istruzione. La scelta di proporre una cornice culturale, pedagogica, metodologica comune contribuirebbe a delineare un più solido percorso di continuità.