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Il Labirinto e la tecnologia

in questo post cercherò di sviluppare una intuizione banale ma forse non troppo sul labirinto come simbolo della tecnologia

Il labirinto di Cnosso, secondo la leggenda, fu costruito da Dedalo, l’ingegnere più evoluto del tempo: è quindi una realizzazione della tecnologia, una oggettivazione dell’ingegno umano. Tuttavia al suo centro si cela un mostro, il Minotauro, che deve essere ucciso: come se il mito ci dicesse che il fondo estremo della tecnologia, che caratterizza in modo essenziale l’uomo, sta sempre una Bestia che deve essere uccisa perché il Sè dell’uomo possa ritornare alla superficie della consapevolezza. La tecnologia non riesce da sola a farci staccare dalla dimensione bestiale che noi siamo. O ancora: al centro di quell’insieme di circonvoluzioni, svolte e giravolte contraddittorie che è la produzione della tecnologia sta qualcosa che ci distrugge se non lo distruggiamo prima noi. La lotta è una “lotta per la vita e per la morte”, qualcosa che non lascia prigionieri e da cui deve nascere una nuova consapevolezza.

Ma la tecnologia del Labirinto era nata, all’inizio, per nascondere il frutto della relazione indicibile tra Pasifae e il toro, relazione che, di nuovo, era stata resa possibile dalla tecnologia (Dedalo, sempre lui, aveva creato un modello di vacca così perfetto che quel boccalone del toro c’era cascato: la tecnologia è sin dall’inizio anche finzione e sdoppiamento della realtà).

Quindi una prima tecnologia maschera (ma anche protegge) il marchio del “peccato originale” dell’uomo, il suo essere anche una bestia; ma una seconda tecnologia permette all’Eroe di compiere la sua missione. Il filo di Arianna infatti è il prodotto di una tecnologia “femminile”, ossia del telaio, simbolo di una capacità tecnica rivolta alla protezione dell’umano (solo gli uomini “si vestono”, cambiando così ogni volta la rappresentazione che hanno e che vogliono dare di sè). E se è vero che è Dedalo a dare ad Arianna il gomitolo, come per voler dire che la tecnologia, che ha creato il labirinto, in qualche modo può redimersi, è anche vero che senza lo sguardo amoroso di Arianna niente sarebbe successo. E’ la donna che restituisce al maschio, letteralmente, il “bandolo della matassa” in cui altrimenti si perderebbe.

Oggi le forme di LLM, tutte sbrigativamente etichettate come “Intelligenza Artificiale” mescolando cose diversissime tra loro, sono la forma estrema di Labirinto in cui ci troviamo immersi. Dopo migliaia d’anni, come forse è ovvio che sia, siamo sempre al punto di partenza: al centro della tecnologia c’è un mostro che deve essere sconfitto, un mostro che in qualche modo ci appartiene e ci trattiene. Gli infiniti sentieri del web 3.0 non sono “sentieri interrotti”, anzi per definizione non conoscono un termine e proprio per questo incarnano la forma più aggiornata di labirinto: chi ci entra rischia di non uscire più.

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